Era
il 1984 quando lo psicologo Craig Brod cominciò ad interessarsi delle dinamiche
negative che si creavano nel rapporto workers
- machines.
Se
da una parte l’era della tecnologia concede grandi benefici (utilità, complessità,
affidabilità, velocità, immediatezza) dall’altra risulta produttrice di stress;
ci si riferisce a disturbi psico-fisici che condizionano la vita lavorativa e
non, delle persone. Questo è quello che viene comunemente definito con il
termine Technostress.
Ma quali sono i disturbi? Come si rimedia a questo
problema? Qual è in costo che l’organizzazione deve sostenere? E nello specifico: come reagiscono i lavoratori cinesi?ICT: il gigante da distruggere o sostenere?
Lo
stress progredisce quando una persona sperimenta l’incapacità di soddisfare
molteplici, talvolta contrastanti, responsabilità oppure quando il livello di
difficoltà e complessità dei compiti è abbastanza elevato da non riuscire a
superarlo con molta facilità. Questa frustrazione spesso si traduce in malattia
fisica, fatica mentale, disturbi generici che portano alla riduzione delle
prestazioni sul posto di lavoro[1].
In
questa sede, ho intenzione di approfondire il tema dello stress legato alla
tecnologia.
Poco
meno di 30 anni fa, s’incominciò a parlare del cosiddetto technostress per indicare lo stress derivante dall’uso, sempre più
predominante, della tecnologia nel luogo di lavoro che ha effetti negativi su
attitudini, pensieri, comportamenti e psicologia umana.
Negli
anni, diversi autori si sono occupati di questo tema. Pare che la maggior parte
degli studi sia d’accordo nell’aver rivelato che i sintomi più frequenti
derivanti dal technostress siano: mal
di testa, aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna,
tensione muscolare, irritabilità e depressione, problemi di memoria, disturbi
durante il sonno, nervosismo, aumento della fatica e dell’ansia, problemi
intestinali[2]. I
disturbi emersi non sono solo di natura fisica, ma altri inconvenienti intaccano
la gestione del lavoro dell’unità di analisi presa in considerazione in questa
sede: impotenza sul controllo del loro tempo e spazio, sovraccarico di
informazioni provenienti da fonti diverse, inondazione di informazioni che si
traduce in lavoro che deve essere svolto più velocemente per far fronte alle
continue esigenze lavorative, riduzione della fiducia e del confort derivante
dall’uso delle tecnologie, avversione e fobia per l’uso del computer. A
peggiorare tale realtà è l’annebbiamento dei confini dei due ambiti di analisi
portanti; contesto lavorativo e personale. La tecnologia diventa sempre più
presente nella vita del lavoratore che risulta impossibile porre confini
delimitati e nitidi tra i due contesti; sembra quasi impossibile lasciare il
proprio posto di lavoro per essere carichi di energie il giorno dopo. Si
registra quindi la necessità di restare sempre collegato e aggiornato alle
nuove tecnologie per paura di essere sostituito e quindi perdere il lavoro.
Tale condizione viene definita “skill
discrepancy”[3],
vale a dire la condizione in cui le competenze esistenti non sono
sufficienti e le persone passano la maggior parte del loro tempo ad imparare a
utilizzare le nuove ICT. Anche compiti semplici come organizzare un file,
cambiare o caricare un nuovo software prevedono la presenza di un esperto;
tuttavia, questo crea stress da sovraccarico di ruolo[4].
Condizione che risulta in controtendenza al principio di facilitazione del
lavoro da ICT, in quanto la gente si aspetta di utilizzare le ICT per velocizzare
i loro compiti.
Dunque,
questo continuo aggiornamento risulta stressante e frustrante per il lavoratore,
soprattutto nella parte iniziale dell’apprendimento alle nuove tecnologie, in
quanto gli errori iniziali vengono percepiti con un effetto negativo
ingrandito, generando bassa produttività.
Da
uno studio del Reuters Business
Information svolto su un campione di
1.313 giovani, alti e medi manager degli Stati Uniti, Inghilterra, Hong Kong,
Singapore, Australia, è stata identificata una malattia denominata “Information Fatigue Syndrome”; il 73%
dell’unità di analisi sentiva il bisogno di acquisire enormi quantità di
informazioni per avere successo nella propria vita lavorativa e la tecnologia
ha reso possibile questo aumento di accessibilità alle informazioni. Di contro,
è emerso che 2 intervistati su 3 hanno subito dei cambiamenti nella loro vita
personale e lavorativa a causa del sovraccarico delle informazioni[5].
Ancora, tale sovraccarico esige la capacità di multitasking nel lavoratore; si tratta dello svolgimento di più
azioni contemporaneamente e su diversi dispositivi (telefono, computer,
segreteria telefonica, iPad); concetto utilizzato principalmente per indicare
le attività di un computer e che viene traslato sul lavoratore odierno. David
Mayer dichiarava che il lavoratore non essendo in grado di concentrarsi
completamente, questa mancanza costa alla società il 20-40% in termini di potenziale
di efficienza[6]. Altro
costo significativo che l’azienda sostiene a causa del technostress è il burnout;
una vera e propria minaccia. Moorehead e Griffin hanno dato una definizione di
tale manifestazione dicendo che: “il burnout è una sensazione generale di
stanchezza che si sviluppa quando una persona sperimenta contemporaneamente
troppa tensione e poche fonti di soddisfazione”[7].
Esso si manifesta attraverso fastidi, grandi o piccoli, da fattori esterni: il
lavoratore può manifestarlo diventando introverso e isolato, con una grave
depressione, aumento o eccesso di cibo, abuso di alcool o altre sostanze che
alterano l’umore e ancora con malattie croniche (pressione alta e mal di testa)[8].
Ravi Tangri, MSc, MBA[9]
sostengono che il costo delle aziende americane è più di 300 miliardi di
dollari all’anno in perdita di produttività, assenteismo (19%), incidenti
(60%), turnover del personale (40%), sanità (10%), legalità, tasse per le
assicurazioni e premi ai lavoratori. Dati che si collimano con quanto dichiarato
dalle ricerche dell’American Istitute of Stress[10].
Appaiono
evidenti gli elevati costi che le organizzazioni devono sostenere a causa del technostress, per tale motivo sono stati
progettati e implementati dei programmi di intervento. Si tratta di piani d’azione
che necessitano il pieno appoggio dei top manager; diversamente aumenterà
l’assenteismo e il turnover dei dipendenti, le organizzazioni continueranno a
sostituire lavoratori stressati che vanno via per trovare un altro impiego,
ancora, accresceranno i costi derivanti dalle cure mediche (sempre più
dipendenti ricevono aiuto per problemi legati al sonno, alla depressione, al
nervosismo, all’ansia ecc.) e da costi generici di non irrilevante valore.
Per
affrontare la questione, le organizzazioni devono assumersi l’impegno di
gestire tale condizione, iniziando con l’identificazione del problema e,
successivamente dovranno:
- Progettare piani formativi per le nuove ICT e i nuovi sistemi comunicativi - organizzativi.
- Agevolare il coinvolgimento dei dipendenti[11]
Per
quanto concerne l’agevolazione del coinvolgimento, i dipendenti devono
anzitutto conoscere i sistemi – essi si sentono meno incerti circa le capacità
e le funzionalità delle nuove ICT impiegate dall’organizzazione quando vengono
formati in merito alle funzionalità degli strumenti da usare, cosicché essi
possano sentirsi più sicuri di padroneggiare il loro ambiente lavorativo
riducendo la paura di perdere il lavoro; inoltre, i lavoratori devono poter
esprimere la loro posizione in merito a determinate questioni – da ciò ne
risulta una più attenta e accurata definizione delle sue esigenze affinché si
senta meno succube del sovraccarico e della complessità derivante dall’informazione;
per ultimo, un elevato coinvolgimento produce maggiore comunicazione e
collaborazione fra lavoratori e sistemi informativi – la collaborazione tra i
professionisti dei IS e i dipendenti produce maggiore raccordo tra i due, maggiore soddisfazione dal rapporto che ne
deriva e dal supporto nella fase iniziale. Quindi, appare chiaro che maggiore
controllo e prevedibilità riduce lo stress da ICT.
Dall’altra
parte, anche i singoli lavoratori potranno agire con accortezza per tutelarsi
dal technostress[12]:
- Imparando a rilassarsi. Il rilassamento è un ottimo modo per gestire lo stress: prendere regolarmente delle vacanze, delle pause durante il giorno, e ancora la meditazione e la visualizzazione sono delle azioni che possono alleviare lo stress e rinfrescare la mente durante la giornata.
- Gestendo il proprio tempo e organizzando il lavoro in base alle priorità. Se il dipendente riesce ad organizzare e gestire bene il suo tempo è meno probabile che a lungo andare sia stressato a causa delle molteplici scadenze e del multitasking necessario per realizzare i mille progetti. Fare liste connesse alle priorità può aiutare a gestire il tempo.
- Dedicandosi all’esercizio fisico e curando l’alimentazione per garantire condizioni ottimali al proprio corpo. Questa opzione può influire positivamente anche sul sonno.
- Mantenendo un atteggiamento positivo. Coltivare il senso dell’umorismo.
- Prefiggendosi degli obiettivi realistici. Nessuno può essere esperto su tutto; cercare di essere esperti su tutto è irrazionale e può provocare carico di stress
Con
la diffusione dell’IT e di internet in tutta la Cina, il technostress è diventato un grave problema per gli utenti e per i
professionisti dell’IT, producendo effetti sia sulla salute mentale dei
lavoratori che sulla loro produttività. I lavoratori cinesi sono circondati,
spesso sopraffatti, dalla tecnologia moderna.
Le
prime grandi aziende cinesi, che rappresentano il 25% del PIL della Cina, hanno
investito pesantemente in nuove applicazione IT; Pechino è diventato il più
famoso centro tecnologico in cui oltre il 70% delle imprese si impegnano per lo
sviluppo delle produzioni e dei servizi IT.
Secondo
un sondaggio sulla salute dei colletti bianchi condotto da Beijing Baizhong
Medicare Center di Zhongguancun emerge
che il 46% degli intervistati dichiara di avere una lieve disfunzione mentale,
il 52.3% di provare ansia mentale e il 37.1% di avere difficoltà nelle
relazioni interpersonali[1].
Nonostante
i parziali benefici ottenuti dall’uso delle tecnologie, i lavoratori cinesi
spesso si sentivano frustrati e in difficoltà nel loro adattarsi rapidamente
all’avanzamento e alla complessità tecnologica. Difficoltà che può causare non
solo problemi fisici ma anche burnout, insoddisfazione professionale,
esaurimento emotivo.
Gli
studiosi Qiang Tu, Kanliang Wang e Qin Shu hanno applicato una riformulazione
del metodo di misurazione[2]
usato da altri autori per il contesto statunitense. Tale riformulazione si
adattava alla realtà cinese e produceva un sondaggio su un campione causale di
700 dipendenti di 12 aziende cinese (5 del settore dell’IT, 3 del settore
bancario e finanza, 2 settore manufatti, 1 del settore immobiliare e 1 dei
traporti) con sede a Xi’an, Shenzhen e Shanghai. Le componenti considerate
hanno rivelato che il sovraccarico derivante dalla tecnologia ha un effetto
positivo sulla produttività individuale; utilizzare nuove tecnologie, spinge i
dipendenti cinesi a lavorare più velocemente e ad essere più produttivi.
Risulta che la stabilità della cultura cinese genera dipendenti in grado di supportare
il sovraccarico del lavoro, piuttosto che lasciarlo.
Ma
nel lungo termine, il technostress provoca
effetti negativi sulla produzione, per tale motivo si progettano delle azioni
di intervento[3]:
- le aziende cinesi dovrebbero introdurre le tecnologie razionalmente e gradualmente
- sono necessarie delle ricompense per qualsiasi sforzo cognitivo del lavoratore
- alleviare il sovraccarico tecnologico dei dipendenti con maggiore alfabetizzazione informatica costruendo un buon supporto tecnologico per garantire aiuto tempestivo a tutti i dipendenti
- la preventiva formazione in rapporto al livello di alfabetizzazione informatica di ogni dipendente
- partecipazione diretta per preparare i dipendenti ai futuri cambiamenti
- sistemi di comunicazione più efficienti tra i dipendenti
- formazione tecnica adeguata
- tecnologia che fornisca un appoggio tempestivo
Tuttavia,
gli studiosi hanno notato che le aziende cinesi che hanno offerto ricompense ai
dipendenti per aumentare la loro alfabetizzazione informatica spesso hanno ottenuto
una reazione opposta a quella sperata, causando ancora più technostress.
Dunque,
arrivano alla conclusione che un livello basso di technostress può essere positivo per la produzione dei dipendenti,
al contrario se esso è troppo elevato diventa controproducente come in qualsiasi
altro contesto lavorativo studiato.
Uno
studio[4]
condotto dalla Randstad Wormonitor è
stato possibile indagare sul rapporto del lavoratore italiano con la
tecnologia. I dati relativi alla “connettività stanziale” testimoniano che
internet è diventato uno strumento largamente diffuso nelle quotidiane attività
dell’italiano con il 75%, mentre le vette più alte spettano agli abitanti di
India con il 93%, Cina il 93% e Malaysia 89%.
Inoltre
nonostante la ricca varietà di strumenti che permettono la comunicazione
virtuale, il 73% degli italiani dichiara di preferire la relazione diretta; la
comunicazione face to face permette
di costruire una ricca e completa relazione sia sul piano emozionale che su
quello funzionale.
Come
appare anche da altre ricerche, la tecnologia invece di favorire la
realizzazione degli obiettivi rischia di diventare un ostacolo - se non è usata con cognizione di causa!
Bibliografia.
- Monideepa Tarafdar, Qiang Tu, Bhanu S.Ragu-Nathan, T.S. Ragu-Nathan “The Impact of Technostress on Role Stress and Productivity.” Journal of Management Information Systems Vol.24, No.1 2007 pp. 301-328
- Monideepa Tarafdar, Qiang Tu, And T.S. Ragu-Nathan “Impact of Technostress on End-User Satisfaction and Performance”, Journal of Management Information Systems. Winter 2010/11, Vol.27, No.3, pp 303-334
- Peter E. Brillhart “Technostress in the Workplace Managing Stress in the Electronic Workplace”. The Journal of American Academy of Business, Cambridge. Settembre 2004. pp. 302-307
- Qiang Tu, Kanliang Wang, Qin Shu “Computer-related technostress in China”. Communications of the ACM. Aprile 2005/Vol.48, No.4 pp. 77-81
- http://www.professionals.randstad.it/chi-siamo-randstad-professionals/news-and-events/randstad-wormonitor-2012-italiani-sempre-piu-stressati-da-smartphone-ed-e-mail/