Non era la prima volta che mi avvicinavo
a questa pratica di condivisione, ma era la prima volta che leggevo una ricerca
scientifica sul tema.
Mi feci una domanda a cui il
documento dette risposta: cosa spinge la gente a condividere la propria
conoscenza all’interno dell’organizzazione?
Gli autori, ripresi
nell’articolo, mi diedero diverse risposte:
- processi di scambio determinata da influenze sociali,
- collettivismo, reputazione, gerarchia, orientamento al gruppo di appartenenza,
- obiettivi di aggiornamento.
Quella che più mi ha suscitato particolare
interesse considera il KS parafrasandolo in termini di “azione sociale”; processo
decisionale che viene mosso da due razionalità, economica da una parte e pro-sociale
dall’altra. La prima intesa come variabile utilitaristica-egoistica, la seconda
come variabile altruistica.
Ma esiste veramente la variabile
esclusivamente altruistica e una esclusivamente economica? Nella società in cui ci troviamo, possiamo veramente
parlare di altruismo?? All’interno di un’organizzazione??
Io credo proprio di no!
Probabilmente si parla di un altruismo apparente; non si potrà parlare dell’altruismo
sano e puro che un buon cristiano ha nei confronti di un suo fratello.
Ma perché?
Perché di mezzo ci sono interessi!
È un po’ quello che afferma la
Social Exchange Theory; la scelta di condivisione è mossa dalla valutazione
costi/benefici, quindi solo se si ha un ritorno di conoscenza e socializzazione
si sarà disposti a condividere ciò che è proprio.
Se però tralasciamo i motivi che spingono alla condivisione, il Knowledge Sharing permette di dare un valore aggiunto di non poca importanza. La condivisione permette di CREARE, INNOVARE, RINNOVARE.
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